mercoledì 4 maggio 2011

L’Oasi Archeologica ed il concetto di “Terraformazione”

L’oasi archeologica non è un parco archeologico nel senso comunemente inteso, oggi, in Italia.
Essa infatti è un organismo vivo, pulsante di attività e di turisti, una realtà autorigenerante in
virtù, da un lato, della gestione delle visite turistiche da parte di archeologi professionisti a ciò
selezionati e formati, d’altro canto per la proposta, sempre nuova e costante, di una serie di
attività archeologiche di scavo di eccellenza, di ricostruzione, di riproposizione e
ricontestualizzazione culturale.

Tutto questo in chiave filologica ma con una serie di dialogiche della narrazione, anche ludica,
differenziate, nel target turistico dell’oasi, tra le quattro categorie di turisti adulti stranieri,
adulti italiani, turisti adolescenti e bambini sotto gli 11 anni.
Solitamente un parco archeologico, in Italia, è una struttura composta di oggetti e non di
uomini. Alla sua base, troppo spesso, non esiste una metodologia scientifica di riferimento,
bensì unicamente la proiezione mentale di colui che ha realizzato il parco. Si trova
economicamente in una condizione di perdita e non costituisce quella macchina e nuovo
modello economico alternativo che al contrario dovrebbe essere, oggi in Italia, un importante
episodio di valorizzazione delle vere risorse a lungo termine della nostra Terra. Come sarà
dimostrato dover essere e potere essere nelle pagine seguenti.
Alla base infatti dell’oasi archeologica si trova la più completa metodologia scientifica
archeologica esistente oggi in Europa, quella dell’Archeologia Globale del territorio fondata da
Tiziano Mannoni dell’Istituto di Storia della Cultura Materiale di Genova. Questa metodologia,
nei suoi aspetti di valorizzazione turistica su base economica delle più importanti aree
archeologiche, sviluppa una serie di concetti e operatività in grado di concretizzare l’interesse
psicologico, sociale, culturale, di conseguenza un valore economico, nelle attività di
valorizzazione turistica.
Filosoficamente parlando realizzare un’oasi archeologica costituisce un’operazione di
“terraforming”. La terraformazione è un processo attraverso il quale, all’interno di un
territorio non vivibile da parte dell’essere umano, mediante determinate operazioni di
riconfigurazione dei parametri ambientali, materiali e psicologici, ad un certo settore
predeterminato del territorio stesso ne viene avviata la vivibilità, viene data nuova
conformazione umana e abitabile alla Terra.
Dunque terraformazione è, in senso stretto, l’oasi archeologica: all’interno di questa infatti,
come sopra esposto, e unicamente in essa, rispetto alla civiltà di oggi, ormai
decontestualizzata dalle proprie radici culturali, vengono ripristinati quello spirito di agire e
quelle conoscenze, vengono riproposte quelle attività che furono dei nostri Antenati, l’essere
umano viene ricollegato ai modi dello spirito e del realizzare di quelli, la cui civiltà fu tanto più
genuina, ricca e potente quanto più la nostra ormai sta vivendo la sua decadenza.
E tanto è possibile nei più importanti siti archeologici.
Proposta metodologica per aree di Centro Visita / Eventi nelle Oasi Archeologiche.
Il presente documento vuole essere una proposta metodologica finalizzata alla creazione di una offerta
per quanto concerne i Centri Visite (Archeologia Sperimentale) e l’offerta nelle Aree Eventi
(Archeologia della riproposizione).
Metodologia
L’”evento” all’interno dell’oasi è un importante momento di attività quotidiano ed una stazione di
fatturato primaria. Tuttavia esso rappresenta in primo luogo un ganglio concettuale metodologico
estremamente delicato in quanto fino ad oggi non sufficientemente posto in risalto a livello degli studi.
Esso ha alla base il concetto di riproposizione, ripristino e reintegrazione dell’uomo di oggi
nello spirito dell’agire, nelle conoscenze del fare e nella capacità del realizzare empiricamente
opere, che erano tipici del mondo e dell’uomo etrusco. Questo a sua volta dipende dall’obiettivo
metodologico di riallacciare la decadente civiltà dell’oggi alla vitalità della cultura tradizionale dei
nostri Antenati Etruschi: essa infatti era retta da uno spirito che era di opportunità e giustizia, da una
conoscenza che era empirica e insieme funzionale e sacrale, da una capacità di realizzare opere che fu
senza dubbio elevata e potente e che proprio per questo venne cancellata, nel corso della Storia,
proprio da coloro che erano stati i primi tra i discepoli della cultura etrusca: i Romani.
Inoltre andrà tenuto presente che, tra tutte le attività espletabili in campo a partire dai dati offerti dagli
scavi, dovranno essere sfruttate nel confezionamento degli eventi più di altre quelle che
costituiscono fattori di continuità tra la antica cultura etrusca ed il nostro mondo dell’oggi. Sono
infatti questi i fattori culturali che assai più di tutti gli altri sono in grado di suscitare e fare vivere
l’interesse e la passione dei turisti.

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